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Itinerario insolito attraverso i luoghi di Hemingway nella Parigi degli anni folli

“Si finiva sempre per tornarci, a Parigi (…) Ne valeva sempre la pena e qualsiasi dono tu le portassi ne ricevevi qualcosa in cambio. Ma questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto poveri e molto felici”. Con affetto e un velo di nostalgia Ernest Hemingway ricorda in Festa Mobile i suoi otto anni nella Parigi degli anni venti.

Parti per un itinerario insolito tra un whiskey al Select, una lettura da Shakespeare and Company e una chiacchiera con Scott Fitzgerald ai tavolini di Montparnasse per rivivere la Parigi degli anni folli.

Parigi e la generazione perduta

Arriva nella Ville Lumière nel dicembre 1921 come corrispondente del Toronto Star e scopre l’eldorado degli americani. Ernest Hemingway si innamora profondamente di Parigi, capitale della modernità e della libertà lontana dal proibizionismo e dalla sua America intrisa di puritanesimo.

A Parigi Hemingway viene a conoscenza di nuove letture e personaggi influenti come Sylvia Beach, Ezra Pound, James Joyce e Gertrude Stein che lo prende sotto la sua ala.

Il giornalista diventa scrittore e pubblica il suo primo romanzo, Fiesta (1926). Come Hemingway, anche Scott Fitzgerald, John Steinbeck, T. S. Eliot, John Dos Passos e Sherwood Anderson tra gli altri scrittori americani, arrivano a Parigi, attratti dal fermento culturale dell’epoca.

Così, insieme si ritrovano a bere nei caffè di Saint Germain des Prés, a discutere nei bistrot della rive gauche, a rifare il mondo nelle lunghe notti di festa.

“Siete tutti una generazione perduta – disse una volta Gertrude Stein a Ernest Hemingway – voi giovani che avete prestato servizio nella guerra. Non avete rispetto di niente, pronti a bere fino a morire”. Per otto intensi anni lo scrittore si perde e si inebria della magia di Parigi, resa eterna dai suoi migliori romanzi.

Parigi attraverso gli occhi di Hemingway

L’itinerario insolito alla scoperta dei luoghi vissuti e amati dal grande scrittore americano attraversa la rive gauche, da sempre nota per il suo carattere intellettuale e bohémien, e trova a Montparnasse il fulcro della vita culturale della Parigi degli anni venti.

Hôtel Jacob et d'Angleterre

44 rue Jacob

hotel angleterre parigi

Hemingway arriva a Parigi il 22 dicembre 1921 come corrispondente del Toronto Star insieme alla prima moglie, Hadley Richardson.

Su consiglio di Sherwood Anderson, scrittore statunitense noto per i suoi racconti, Hemingway si trasferisce nella Ville Lumière per migliorare il suo stile e incontrare i grandi della letteratura anglo-americana dell’epoca che affollavano la capitale francese.

All’Hotel d’Angleterre Hemingway e sua moglie soggiornano qualche mese nella camera numero 14 di questo modesto albergo. Oggi diventato un indirizzo chic del VI arrondissement, l’Hotel d’Angleterre fu, inoltre, la sede dell’Ambasciata britannica nel XVIII secolo e il luogo in cui, il 3 settembre 1783, venne firmato il Trattato di Parigi che riconosceva l’indipendenza dell’America. Un luogo simbolico, dunque, che diventa anche il nido di tanti scrittori americani.

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La prima casa a Parigi

74 rue du Cardinal Lemoine

Hemingway casa parigi wikimedia

Gli Hemingway si trasferiscono in un bilocale in rue Cardinal Lemoine dal 1922 al 1923. Al pianoterra del palazzo, una balera anima questo quartiere popolare a due passi dalla Place de la Contrescarpe.

È in questo appartamento che Hemingway scrive, tra gli altri, il famoso Festa mobile, il libro di memorie sui suoi anni folli a Parigi, pubblicato postumo nel 1964.

La casa di cui oggi si può vedere solo una targa commemorativa all’esterno è, però, molto spartana e senza acqua corrente. Così nel 1924, gli Hemingway si spostano in un altro appartamento al 113 della rue Notre-Dame-des-Champs, più vicina alla Montparnasse bohème. Ezra Pound abita al 70 bis e corregge i manoscritti di Ernest in cambio di lezioni di boxe.

Shakespeare and Company

37 rue de la Bûcherie

Shakespeare Co Artisti

“A quei tempi, non avevo soldi per comprare libri. Li prendevo in prestito alla biblioteca Shakespeare and Company”, scrive Hemingway in Festa mobile.

Appena arrivato nella capitale, lo scrittore inizia a leggere Turgenev, D. H. Lawrence, Tolstoi, Dostoievsky, Tchékov, Flaubert e i maggiori autori inglesi.

Creata nel 1919 da Sylvia Beach, libraia ed editrice americana, Shakespeare and Company che all’inizio si trovava al 12 di rue de l’Odéon, diventa il punto di riferimento per tutti gli scrittori inglesi e americani che vivono a Parigi.

Oggi situata a due passi dalla cattedrale di Notre-Dame, la mitica libreria, istituzione del Quartiere Latino, non ha perso il suo fascino. Avventuratevi al piano superiore per perdervi in un mondo di parole e controllate l’agenda per assistere a una lettura tra boiseries e antichi volumi.

Passate davanti al 7 rue de l'Odéon e immaginate il fermento culturale che ci poteva essere a La Maison des Amis des Livres, libreria e biblioteca frequentata anche da Hemingway.

A casa di Gertrude Stein

27 rue de Fleurus

Poetessa, scrittrice, drammaturga e femminista americana che contribuì allo sviluppo e diffusione della letteratura e dell’arte moderna, Gertrude Stein accoglie regolarmente nel suo elegante appartamento gli scrittori che lei stessa definisce della generazione perduta. Tra questi, Hemingway, che grazie ai suoi consigli e a quelli di Ezra Pound trova il suo stile.

La Closerie des Lilas

171 Boulevard du Montparnasse

Closerie des Lilas wikipedia commons

“I quaderni con la copertina blu, le due matite e il temperamatite (un coltello da tasca era uno spreco eccessivo), i tavolini di marmo, l’odore del primo mattino, con i camerieri che lavavano e spazzavano il pavimento, e la fortuna: non ti occorreva altro”.

Questo scrive Hemingway sempre in Festa Mobile della Closerie des Lilas che considera il suo home café a Parigi.

All’ombra dei lillà di questo bistrot art déco dall’aria di guinguette di campagna, Hemingway scrive Fiesta. Sembra, inoltre, che qui Francis Scott Fitzgerald gli abbia mostrato per la prima volta le bozze del Grande Gatsby. Impossibile resistere al fascino di questo romantico bistrot, ma consigliamo di scegliere il menu brasserie con prezzi più abbordabili rispetto a quelli del ristorante.

I bistrot di Montparnasse

Non c’è bistrot di Montparnasse che Hemingway non abbia provato. Lo scrittore e la moglie amano pranzare e cenare fuori nei posti non troppo cari del loro quartiere. Adorano la Brasserie Lipp, 151 boulevard Saint-Germain, per un’insalata di patate e una birra o il Pré-aux-Clercs, 30 rue Bonaparte, per un menu a 12 franchi e una bottiglia di vino a 60 centesimi.

Quando Ernest e Hadley, invece, vincono le scommesse sulle corse di cavalli si offrono un pranzo al ristorante Michaud, regolarmente frequentato da Joyce, che oggi si chiama Comptoir des Saints Pères.

Hemingway, si sa, è un formidabile bevitore e ama sedersi ai tavolini della Coupole, del Dôme o della Rotonde lungo il boulevard du Montparnasse. Su tutti preferisce, però, il Select, il primo caffè di Montparnasse aperto tutta la notte, il nido del jet set tra le due guerre, spesso citato in Fiesta.

Qui si incontrano scrittori squattrinati, esuli politici, artisti ed espatriati della rive gauche chiamati familiarmente i Montparnos. The place to be, dunque, per fare due chiacchiere con Pablo Picasso, Amedeo Modigliani o Man Ray.

Oggi tutti questi locali ancora esistono e resistono al tempo, ma fate attenzione! i prezzi non sono più quelli di una volta.

Lo sapevate che il bar Falstaff divenne nel luglio 1929 teatro di una partita di boxe tra Hemingway e il suo amico, Morley Callaghan? Scott Fitzgerald era l’arbitro ma, ubriaco, dimenticò di suonare la fine del round, così Hemingway ne uscì sfinito e convinto che l’autore del Grande Gatsby l’avesse fatto appositamente per umiliarlo.

Bar Hemingway, Hotel Ritz

15, Place Vendôme

Bar Hemingway Ritz parigi wikimedia commons

Si racconta che Hemingway vada particolarmente fiero della liberazione da lui stesso capeggiata del bar dell’Hotel Ritz durante la riconquista alleata di Parigi alla fine della seconda guerra mondiale. Quel che è certo, però, è che lo scrittore è il più assiduo cliente del bar che oggi porta il suo nome. Se vi trovate nei pressi di Place Vendôme, andate a sorseggiare un ottimo cocktail al bar Hemingway che, nonostante il rinnovamento, ha mantenuto l’atmosfera del tempo.

Tra le tante leggende su Hemingway è nota quella dell’Harry’s Bar, altro ritrovo notturno della generazione perduta, in cui lo scrittore avrebbe chiesto al barman un cocktail che non gli facesse sentire l’alito di alcol una volta rientrato a casa dalla moglie. Qui sarebbe nato il Bloody Mary.

Ippodromo d’Auteuil

Bois de Boulogne

Concludete l’itinerario insolito sulle tracce di Hemingway all’ippodromo d’Auteuil nel Bois de Boulogne, dove lo scrittore andava spesso a scommettere sui cavalli e a incontrare amici sorseggiando Bloody Mary al Course restaurant. E così perdetevi nella sua Parigi tra leggende, finzione e realtà.

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