Custodisce una delle tre più importanti collezioni d’arte moderna e contemporanea al mondo, insieme al Museum of Modern Art di New York e la Tate Modern di Londra, affermandosi come il primo in Europa con oltre 100 mila opere di 6 mila artisti. Il Centre national d’Art et de Culture Georges Pompidou, comunemente chiamato Centre Georges Pompidou, e familiarmente Beaubourg, è un museo da non perdere se siete a Parigi per la prima volta e da scoprire e riscoprire sempre.
- Un'istituzione per l'arte multidisciplinare
- Collezione permanente, mostre temporanee e vista panoramica
- La Fontaine di Marcel Duchamp, 1917
- Ricostruzione della scrivania di André Breton
- Violon d’Ingres di Man Ray, 1924
- Jaune, rouge, bleu di Vassily Kandinsky, 1925
- La Mariée di Niki de Saint-Phalle, 1963
- Le Jardin d’hiver di Jean Dubuffet (1968-1970)
- Le Pot Doré de Jean-Pierre Raynaud, 1985-1996
- Le Rhinocéros di Xavier Veilhan, 1999
- L’anticamera di Yaacov Agam - 1972
- Udnie di Francis Picabia, 1913
- Ritratto della giornalista Sylvia von Harden di Otto Dix, 1926
Un'istituzione per l'arte multidisciplinare
Il Centro Pompidou, progettato da Renzo Piano, Gianfranco Franchini e Richard Rogers, è una meraviglia dell’architettura del XX secolo.
Riconoscibile a distanza per le sue scale mobili esterne e gli enormi tubi colorati, è nato per volontà del presidente Georges Pompidou che desiderava creare nel cuore di Parigi un’istituzione culturale all’insegna della multidisciplinarità.
Amato dai parigini, il "Beaubourg" non è solo un museo ma il posto dove trascorrere la giornata, tra una lettura in biblioteca, un acquisto alla boutique e una sosta al ristorante Georges. Il Centre Pompidou ospita infatti una biblioteca pubblica, l’Ircam (Centro per la Musica) e il Museo nazionale di arte moderna.
Collezione permanente, mostre temporanee e vista panoramica
Nel Museo le opere - di risonanza mondiale - sono allestite in due spazi distinti, uno dedicato al periodo moderno (1905-1960), e un altro a quello contemporaneo (dagli anni ’60 a oggi).Oltre alla collezione permanente, non perdetevi una delle tante mostre temporanee allestite regolarmente all’ultimo piano del museo, da cui si apre una magnifica vista panoramica sui tetti di Parigi.
Il Centre Pompidou, dunque, è una miniera di tesori e risulta difficile scegliere le opere da vedere. Tra i tanti capolavori, tuttavia, abbiamo selezionato le opere principali assolutamente da non perdere.
La Fontaine di Marcel Duchamp, 1917
Nel 1917 Marcel Duchamp acquista un orinatoio e ne fa un’opera d’arte, semplicemente cambiandole il nome in "Fontana" e firmandola con lo pseudonimo R. Mutt.
La Fontana che vedete al Centre Pompidou non è l’originale, che è andata perduta, ma una replica realizzata dalla Galleria Schwarz di Milano sotto la direzione di Marcel Duchamp stesso, a partire da una fotografia di Alfred Stieglitz.
- Nel 1917 anno Duchamp aveva presentato l’opera alla commissione del Salone degli artisti indipendenti di New York che però decise di non esporla. La Fontana però aveva già aperto la via all’arte contemporanea.
Ricostruzione della scrivania di André Breton
Nel suo atelier nel 9° arrondissement di Parigi,André Breton aveva raccolto maschere africane, statue primitive e opere d’arte contemporanea. Grazie a una donazione, il Centre Pompidou ha potuto ricostruire la scrivania di André Breton esattamente com’era.
Lavoro simile è la ricostruzione dell’atelier dello scultore Constantin Brancusi.
- Capo del movimento surrealista, ma anche appassionato collezionista d’arte, André Breton vedeva nel confronto di oggetti provenienti da mondi diversi la possibilità di far nascere la poesia.
Violon d’Ingres di Man Ray, 1924
Museo nazionale d’arte moderna da André Breton. Protagonista della foto è la compagna di Man Ray all’epoca, Kiki de Montparnasse, di spalle.
La famosissima foto dell’artista americano Man Ray è stata offerta alLa donna è in una postura simile a quelle delle bagnanti del Bagno Turco del pittore Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma sul fondo della schiena appaiono due chiavi di violino
- Rappresentativa dello spirito dadaista, la foto di Man Ray si prende gioco del lavoro di Ingres, ma allo stesso tempo attraverso lo sguardo surrealista scava nel subconscio di Ingres, rendendogli così omaggio.
Jaune, rouge, bleu di Vassily Kandinsky, 1925
È uno dei più celebri dipinti di Vassily Kandinsky: astrazione geometrica nell’incontro del sole e della luna.
L’astrazione degli inizi dell’artista, più lirica e spontanea, tende, negli anni ’20, a un linguaggio geometrico più razionale. L’opera incanta per l’equilibrio di elementi opposti ma complementari.
- Manifesto della sua concezione dell’arte è l’opera "Point, ligne, plan", di cui Jaune, rouge, bleu sembra costituire la formulazione plastica.
La Mariée di Niki de Saint-Phalle, 1963
Ricordandosi di sua madre prigioniera di un sistema di valori contro il quale non si era mai ribellata, Niki de Saint-Phalle, anche lei sposa e madre molto presto, concepisce una serie di lavori che fustigano gli status sociali della donna: donna sposa, madre che partorisce, mangiatrice di bambini, prostituta o strega.
La Mariée, grande bambola triste vestita in abito bianco con il bouquet in braccio, sembra portare il fardello del suo dovere.
- L’immagine romantica tradizionalmente associata alla sposa, viene rovesciata in una visione burlesca e grottesca.
Le Jardin d’hiver di Jean Dubuffet (1968-1970)
Nato da un modello in poliestere dipinto, il Jardin d’hiver di Dubuffet non ha nulla della natura, piuttosto assomiglia a una grotta, una caverna sui toni del bianco e del nero.
Il pavimento e le pareti sono bitorzoluti, ammaccati, e i dislivelli sono tanto sottolineati quanto camuffati dalle linee nere sul fondo bianco.
- È una lezione per lo sguardo nata dal desiderio dell’artista di rimettere in discussione la percezione attraverso questo esempio di architettura meditativa.
Le Pot Doré de Jean-Pierre Raynaud, 1985-1996
Centre Pompidou dal 1998, il vaso dorato si trova dal 2009 sulla terrazza all’ultimo piano del museo.
Esposto sulla piazza delLa scultura gioca con il presente e il passato, il cielo e la terra ma è prima di tutto un oggetto familiare per Raynaud, che inizia a vederlo come opera d’arte quandonel 1962 riempie di cemento un vaso, lo dipinge di rosso e lo espone. Lo stesso gesto, ripreso 40 anni dopo, assume una dimensione mistica.
- Creato per il parco della Fondazione Cartier, il vaso dorato ha fatto il giro del mondo. Presentato a Berlino, appeso a una gru al di sopra del cratere creato da uno dei più grandi cantieri per i lavori di riunificazione della città. Poi il vaso nel 1996 viene esposto a Pechino, nel cuore della città proibita.
Le Rhinocéros di Xavier Veilhan, 1999
Il rinoceronte di Veilhan punta allo stupore, giocando con le percezioni e le sensazioni.
L’artista, che ama trasformare in opere d’arte animali, oggetti del mondo quotidiano e veicoli, realizza un rinoceronte dalla superficie eccessivamente liscia, dipinto di lacca rossa e da un’apparente semplicità che provoca l’osservatore.
- Creata per la boutique Yves Saint-Laurent Rive gauche - Homme a New York, l’opera è stata presentata da febbraio a maggio 2000. Ora conservata al Centre Pompidou.
L’anticamera di Yaacov Agam - 1972
Progettata per gli appartamenti privati dell’Eliseo per il presidente Pompidou, dal suo arrivo al palazzo nel ’69 il presidente decide di cambiare l’arredamento dei saloni chiamando architetti e designers in voga all’epoca.
L’anticamera viene assegnata a Yaacov Agam, specialista dell’arte cinetica. Una volta arrivato all’Eliseo il presidente Valéry Giscard d’Estaing, l’arredo dell’anticamera viene trasferito al Centre Pompidou.
- Una delle testimonianze della passione del presidente per l’arte moderna e contemporanea.
Udnie di Francis Picabia, 1913
L'opera coniuga la scomposizione cubista dei volumi in piani all’entusiasmo futurista per il movimento.
L’energia e la vitalità della danza si traducono in arabeschi, superfici colorate frammentate e forme semplificate che si sovrappongono. Udnie risente dell’urgenza dell’arte astratta nel panorama europeo.
- L'opera è ispirata ad uno spettacolo di danza dell’attrice polacca Stacia Napierkowska a cui Francis Piacabia assiste sulla nave che lo portava a New York.
Ritratto della giornalista Sylvia von Harden di Otto Dix, 1926
Il dipinto rappresenta la giornalista tedesca Sylvia von Harden seduta al Romanische Cafè, dai capelli corti, la sigaretta in mano e un drink.
Da osservare con calma ripensando a quando le opere di Otto Dix, esponente di spicco del movimento della Nuova Oggettività, erano criticate e censurate dal governo nazista che impedì all’artista di esporre le sue opere.
- Ritratto del momento di euforia ed emancipazione femminile del primo dopoguerra.
Vi ricordo che l'ingresso al Centre Pompidou è gratuito con il Paris Pass: scopritene tutti i vantaggi nel nostro articolo dedicato!